Operai nell'Industria 4.0
Robot - fonte: Wikipedia Commons - ( link immagine)

Operai nell'Industria 4.0

Nel tempo, con l’evolversi delle tecnologie, si è assistito sempre più alla progressiva diminuzione della mano-lavoro operaia e al continuo avanzamento delle macchine e dei nuovi strumenti digitali. Diverse sono state nella storia le diatribe aperte su tale tema, che già all’indomani della prima rivoluzione industriale vedeva l’affermarsi di due tesi differenti. Si è passati dalla meccanizzazione, attraverso lo sfruttamento della forza dell’acqua e del vapore, all’avvento, oggi, dei computer e dei sistemi automatici e cibernetici.

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Sviluppi nel settore industriale – Fonte: Wikipedia Commons - link immagine

Una tesi avvallava sicuramente l’efficacia del lavoro effettuato dalla macchina che, a discapito di quello dell’operaio, garantiva maggiore rapidità e precisione nell’esecuzione delle operazioni. Dall’altra parte, però, a ciò si contrapponeva l’altra tesi, che, invece, vedeva la macchina come il mezzo per poter far crescere l’operaio, ovvero vedeva una stretta collaborazione tra l’uomo e i dispositivi tecnologici.

Oggi giorno, nell’industria 4.0 non ci sono più operai ma “lavoratori digitali” che, attraverso l’uso di dispositivi digitali interconnessi, coordinano molti aspetti contemporaneamente. Un esempio di ciò sono i Google glass, che permettono di intervenire sulle macchine o sul prodotto utilizzando la realtà virtuale e la realtà aumentata. A questo, si aggiunge la presenza di robot collaborativi, cassette degli attrezzi smart che sanno quali chiavi servono e prevengono gli errori.

Milano Finanza l’8 maggio del 2017, in un suo articolo si chiedeva “Perché chiamarli ancora operai?” Il lavoratore 4.0 ormai è colui che usa i tablet, dove confluiscono anche i big data, cioè la sconfinata massa di informazioni della rete. In questo modo si garantirebbe una costante connessione tra tutti i colleghi e il caporeparto.

Nello scenario attuale, l’industria 4.0 è maggiormente presente sul territorio tedesco, grazie soprattutto ai forti incentivi degli ultimi anni, mentre in Italia il progetto pian piano avanza e secondo recenti indagini Pwc, le imprese sono pronte a investire. Un esempio italiano tra tutti è la Pirelli che, a Settimo Torinese, ha costruito il Next Mirs, il prototipo della fabbrica del futuro dove i robot lavorano al fianco degli operai per clienti come Ferrari, Mercedes, Lamborghini e Bentley.

Il nostro Paese, però, per cogliere i benefici di questa sfida dovrà attrezzarsi a fornire un’adeguata preparazione digitale per le mansioni richieste. Alcune associazioni, che tutelano i lavoratori, hanno analizzato le ricadute lavorative che questa nuova era porterà con sé. Secondo queste analisi, i lavoratori che saranno impiegati nel nuovo corso dovranno avere un’alta specializzazione e le stime parlano di circa due milioni di nuovi occupati, che però devono far fronte al taglio di circa sette milioni di lavoratori che non saranno più necessari e che verranno rimpiazzati dalle nuove tecnologie. Questo rappresenterebbe una ulteriore “emorragia” di posti di lavoro che rischia di complicare un quadro già difficile.

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